De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
Dòmine, exàudi vocem meam.
(Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.)
Inizia così il salmo 130 (129), l’undicesimo del gruppo chiamato “delle salite”.
Questo progetto artistico vuole toccare corde molto delicate, quelle che riguardano la morte.
La domanda per eccellenza alla quale non vi è risposta è “perché il male e perché la morte?”. Questo interrogativo interpella tutti e prima o dopo ci raggiunge. La differenza sta soltanto nel voler preparare quell’evento oppure negarlo fino al giorno in cui arriverà e ci prenderà di sorpresa.
L’uomo sa che deve morire, ma non sa il “come” e non sa “quando” morirà.
Se per il “quando” non è possibile fare nulla, diverso è per il “come”; per quest’ultimo aspetto si può scegliere
Possiamo subire l’evento o farlo diventare un momento di “luce” dove l’ultimo respiro non è l’ultima parola, ma vita che rimane.
E’ un argomento delicato e di fronte al quale è necessario fare silenzio.
Le opere qui proposte hanno la sola pretesa di far rimanere colui che le guarda immobile e “pensante”
di fronte al momento della morte.
Sono immagini ritratte nel cimitero monumentale di Staglieno e ne sono una mia personale interpretazione.
De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
Dòmine, exàudi vocem meam.
(From the depths I cry to you, O Lord;
Lord, hear my voice.)
Thus begins Psalm 130 (129), the eleventh of the group called “of the ascents”.
This artistic project aims to touch very delicate chords, those that concern death.
The question par excellence to which there is no answer is “why evil and why death?”. This question asks everyone and sooner or later it reaches us. The difference lies only in wanting to prepare for that event or deny it until the day it arrives and takes us by surprise.
Man knows that he must die, but he does not know “how” and he does not know “when” he will die.
If for the “when” it is not possible to do anything, the “how” is different; for this last aspect you can choose
We can suffer the event or make it become a moment of “light” where the last breath is not the last word, but life that remains.
It is a delicate topic and one in which it is necessary to remain silent.
The works proposed here have the sole aim of making the person who looks at them remain immobile and “thinking”.
facing the moment of death.
They are images portrayed in the monumental cemetery of Staglieno and are my personal interpretation.